mercoledì 22 febbraio 2012

Manhattan Moms alla brioche Perdue (da Sarabeth's, NY)


Sarabeth’s East, tra Madison e la 92esima, é uno dei paradisi piú vicini a casa mia. Se non fosse che in paradiso un brunch a base di brioche perdue non puó costare quattordici dollari, Sarabeth Levine potrebbe ben guadagnarsi una poltrona tra le sante. Il suo é un ristorantino dal soffitto neoclassico, legno scuro, pareti giallino chiaro e divanetti tappezzati di stoffa a fiori. Accanto a noi, due signore dal sedere flaccido in scarpe da trekking della Manhattan-bene trangugiano insalata convinte che I condimenti non abbiano calorie e parlano di rifiniture casalinghe e arrangiamenti di tendine. All’altro lato vi é una mamma col figlio al seguito, quale figlio ha dei fogli in mano, gli occhi pieni di aspettativa e forse sedici o diciassette anni. Appena il tempo di sedersi e la madre subito aggredisce il figlio a proposito di quei fogli, che si rivelano essere un compito scolastico. La povera creatura, la quale aveva negli occhi la certezza di poter dimostrare alla madre che alla sua etá é quantomeno in grado di cambiarsi le mutande da solo, comincia il suo discorso ma viene subito interrotto. Un pezzo di aspettativa nei suoi occhi si spegne, morendo sul piatto a base di pollo portato da una cameriera invisibile. La madre insiste, e si tuffa in un mare di ‘se’ e ‘ma’ e ‘avresti potuto’ che pugnalano la luce negli occhi del figlio, sempre piú chino sul suo piatto. Non andava bene, non andava bene affatto. I tuoi sforzi non sono stati sufficienti. La manhattan mom, manager della vita del figlio, ha sempre ragione. Sempre. 

Lo vede giá adulto, lei: Mio figlio, futuro laureato della Ivy League, avvocato – o medico, non importa, basta che il suo guadagno annuale raggiunga un numero a sei cifre. Mio figlio, stella del firmamento di Manhattan, regalerá a me e alla sua futura moglie gioielli e cioccolatini per natale e mi ringrazierá, salutandomi con un bacio sulla guancia. Porterá trench Burberry. Questo compito é un primo passo verso quel futuro a scacchi. Un impermeabile sopra il quale se ne mette un altro, per non sporcarlo mai. 
“Ma mamma, io credo che…” ci riprova. La mamma ribatte e l’aspettativa del figlio crolla definitivamente, come un soufflé mal riuscito. Il piatto di pollo rimane a metá, e vi si posano sopra gli occhi. I nostri sguardi, il mio e del figlio, si incrociano. Io alzo il sopracciglio e lui sospira, quasi impercettibilmente, prima di ritornare con lo sguardo sulla madre che parla, parla, parla. Io, dall’alto della mia brioche perdue/French toast non riesco a smettere di guardarlo. Vorrei dirglielo, che lui é suo figlio ma non il suo essere umano. Vorrei urlarlo. Ma a sedici anni la paura di fallire é immensa, e davanti a quella madre, nel corso del tempo, non fará che peggiorare. I suoi sguardi di aspettativa sfioriranno uno dopo l’altro, facendo cadere I loro petali su un piatto costoso.
Ordinano il conto. é stato un pranzo veloce.
Ogni volta che sono a Rimini mi (dis)piace pensare a quanti ingegneri, dottori o architetti mancati ci sono dietro I banconi dei bar, dietro le cucine degli alberghi, dietro scrivanie che non pagano I loro sforzi, rimasti per amore di casa propria. Allo stesso modo quando sono a Manhattan mi chiedo quanti appassionati idraulici, pasticceri o camerieri ci sono nascosti dentro gli uffici, rimasti per amore della propria madre. É un pensiero malinconico, a vedersi negli occhi di questo ragazzo, occhi che sono belli. É questo, un frammento di quella bellezza triste, quel wabi sabi giapponese che cosí spesso si scorge nella realtá quotidiana, se solo ci si guarda un attimo in giro. Ma non tanto per l’idraulico o l’avvocato, perché nessuno puó arrogarsi il giudizio di un mestiere. É proprio il sapersi fuori posto, lontani da ció che si é. Una lontanaza, quella da sé stessi, malinconica come la nostalgia per un amante. Il genitore che ci tiene lontani da chi non gli piace, anche se quel qualcuno che non gli piace sono proprio i figli. 
La bellezza triste degli occhi di un giovane che cerca il proprio pezzo di anima da accoppiare alla sua parte giusta e magari non lo troverá mai. 
Il conto é pagato e I due si alzano per andare via. Il ragazzo, prima di guadagnare l’uscita, mi lancia un’altra occhiata. Io, in quel momento di sguardi, vorrei dirgli: ma lo sai, tu, che sulle madri come le tue l’America costruisce torri di Xanax per annichilire le ansie? Lo sai che esiste un tipo di amore all’antidepressivo, anche se, indubbiamente, quella madre ti ama come tutte le altre madri? Lo sai che, nonostante l’amore incondizionato, ci sono genitori che non hanno a cuore la felicitá dei figli, ma solo perché nemmeno la loro ha mai importato tanto? É questa, forse, la cosa piú triste. Le Manhattan Moms mietono centinaia di vittime, ma non lo sapranno mai. E tu, tu lo sai?
‘Lo so’, sembra rispondermi lui, e, con una parvenza meravigliosa e pacata di un mezzo sorriso, si dilegua dietro l’ombra della madre.



Sarabeth's é un caposaldo tra le 'Bakeries' di New York. Certo, costa un po', ma sedersi in uno dei suoi ristoranti a mangiare i suoi favolosi dolci é a parer mio un'esperienza da provare almeno una volta. E' particolarmente famosa per le sue conserve e i suoi biscotti, ma anche la mia brioche perdue era favolosa. Potendo, é meglio evitare il weekend se volete pranzare o fare un brunch, trovereste molta fila. 


Senza contare che il packaging e la grafica legata al marchio é stata eseguita da Louise Fili, immensa agenzia di New York specializzata in grafica per cibi e ristoranti:

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