E su, dietro la Gare du Nord, gli indiani nei call center ricostruiscono la loro cittá cassa dopo cassa, telefono dopo telefono, interrompendo con voci forti quella di Edith Piaf e con incenso e spezie l’odore degli uomini di Parigi, che mettono profumi forti e costosi, che in mertopolitana si riconoscono piú di una volta, sempre gli stessi. Dalla parte opposta della cittá, a Porte d’Italie, sono I cinesi a costruire le loro case, facendosi beffe del nome di quel terreno nuovo, quasi come a New York, che la piccola Italia se la sono presi loro. Nessun rancore. Sappiamo tutti che in cittá le cose sono di chi spinge piú forte.
Parigi, sei diventata una cittá come le altre e I fantasmi di Juliette Greco e di Yves Montand ti graffiano il viso pensando che porti una maschera; ti pestano sotto I piedi cercando di risvegliare il fascino degli anni in cui a Pigalle c’erano prostitute e non fast-food. Ti guardano, dall’alto, dove il Sacre-Coeur cerca Dio che sembra nascondersi nei carillon e la prende in giro, ridendo da fuori la porta.
“Parigi d’inverno fa schifo”, dice un tipo che ho incontrato a Montmartre. Ma Woody Allen dice di no, mi verrebbe da ribattere, ma coi locali non si discute.
Parigi d’inverno non fa schifo, no. É che a vedere sempre grigio a volte ci si dimentica un po’ dei colori, ecco tutto.
Ripassando a Notre Dame penso al ragazzo delle crepe, ma non vado a rivederlo. Mi piace pensare alla sua come la bellezza che si vede una volta e che ti insegna ad apprezzare meglio tutte le altre. Alla bellezza che I fantasmi di Edith, Juliette e Yves ricoprono di graffi perché soffrono di nostalgia.
Una bellezza eterna. Un’eternitá derivata dall’averla vista quell’unica volta.
Compro la mia crepe dal cinese della strada accanto.
La mancia per il ragazzo. Quella é stata il mio modo di rendere eterna un pezzettino di bellezza che era un sorriso piú che una faccia, in una Parigi che appartiene al ventunesimo secolo e non piú ai fantasmi o a Dio. Quel ragazzo sta a Parigi come lo sta la baguette.
E no, quell’eternitá non l’ho comprata: la mia era un’offerta libera.
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