martedì 7 febbraio 2012

Sauce Newyorkaise


Sono le tre del mattino. Qualcuno nell’appartamento a fianco sta spostando mobili e qualcun altro sta rincasando. Il messicano del grill sotto casa pulisce il locale con aria malinconica. Il suo volto é un resto dato sbagliato: qualcuno si é portato via qualcosa in piú che ormai é troppo tardi per inseguire e riavere.  La signora grassa dell’88esima strada passeggia con due carlini al guinzaglio, si dá il rossetto fuori dai bordi delle labbra e e ostenta una borsa di Chanel che sopra la felpa dell’universitá dei figli sembra quasi rubata. Tornerá a casa comprando pizza d’asporto e magari penserá che la sua vita fa lo stesso effetto della Chanel sopra la sua tuta, ma che in fondo siamo sempre noi a scegliere abbinamenti sbagliati. Lo pensa, e forse non se ne rende nemmeno conto. I figli se ne sono andati. Chi le paga le pizze e la borsa forse ancora no.
E al supermercato il peruviano che taglia I fiori ha una piccola TV che diffonde la voce di programmi in spagnolo, che guarda sempre mentre cura le piante. Taglia I fiori seguendo il ritmo della sia lingua, come se fosse musica. Porta un caschetto nostalgico e ridicolo che tutti immaginerebbero associato a un poncho. Forse é questo che vuol dire quel caschetto: effigie funebre di un poncho che non c’é piú.
Sono le tre e io tra poche ore devo andare al lavoro. Sul treno ci sará lo sporco di migliaia di persone e staremo attenti a non portarci le mani alla bocca dopo aver toccato le sbarre. Staremo attenti a non portarci le mani alla bocca dopo aver detto una stupidaggine per mascherarla. Puó succedere, perché la gente intorno qui ascolta quello che dici, ascoltano bene anche se non sembra. E capiscono. Ma sono disposti anche a perdonare, perché é dalla comprensione che deriva il perdono. A Manhattan sembra di non capire nulla, mentre dopo un po’ che ci sei dentro ti sembra di capire tutto. Sul treno ci saranno: le nere col sedere largo che affogano le loro abitudini in enormi frappuccini di Starbucks; I ventiduenni neolaureati che portano completi troppo larghi e sembrano bambini alla fine del martedí grasso, quando non vedi l’ora di togliere il costume, perché la vita sembra pesare sulla spalla sulla quale porti la borsa; Le donne in tailleur che nascondono in queste borse le scarpe col tacco, perché sul treno ci si deve muovere bene e veloce. Ma la metropolitana a fine giornata riporterá ognuno a casa propria, e questo é ogni giorno la nostra salvezza.


“Quando hai vissuto a New york e ne hai fatto la tua casa, nessun altro posto potrá essere abbastanza."

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